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Note di carta

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Cuore Nero

Silvia Avallone

EDITO DA RIZZOLI La scala

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RECENSIONE A CURA DI ELEONORA CASTELLANI

Bello e dannato. Ho pensato molto a quali aggettivi potessero adattarsi a “Cuore nero”, e bello e dannato mi sembrano tra i più giusti, anche se ne potrei elencare ancora tanti, dal “crudele” al più banale “coinvolgente”. Questo però, che è un romanzo di fantasia, in modo crudele e brutale ci sbatte in faccia una verità e peggio ancora, tante realtà che ogni giorno affollano la cronaca nera del nostro paese. Non vi racconterò molto di questo romanzo, mi limiterò soltanto a dire che vale davvero la pena buttarsi tra le sue pagine. L’autrice nel raccontare ha voluto appunto, focalizzare l’attenzione del lettore su un tema serio, forte, e sicuramente scomodo. Nel farlo però ha fatto sì che il lettore stesso si ponesse su un piano di riflessione. Ho amato molto questo libro, la storia che esso contiene, ma, se l’intento della Avallone era quello di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici o quello di “alleggerire” la posizione dei secondi con il presupposto del “anche i carnefici sono vittime e pagheranno con l’esistenza”, in cuor mio non riesco a condividere fino in fondo questa teoria. Mi sono affezionata alla protagonista lo ammetto, ho anche apprezzato in un certo qual modo la sua evoluzione. Ma no, non me la sento di pesare in egual modo chi subisce e chi offende, chi avrà il tempo di pagare i propri errori, e chi non avrà la possibilità di veder nascere un nuovo giorno. Non posso avere la stessa solidarietà per chi si limita a portare con sé il peso delle proprie azioni e chi invece sarà costretto a convivere per sempre con il dramma, il dolore e l’annientazione per aver subito la perdita e che prova semplicemente a sopravvivere. Il carnefice ha la possibilità di pagare, redimersi, anche di ricominciare… la vittima resta tale senza altre possibilità, e getta nel baratro dal quale non usciranno più anche tutti coloro che l’amavano.

 

Consiglio vivamente la lettura di questo testo, vi creerà dipendenza dalla prima all’ultima pagina, e solo lì allora proverete a trarre le vostre conclusioni. Vi sentirete scavare dentro da sentimenti contrastanti, pena, amore, odio, rancore a volte misericordia. Credo che l’autrice meriti davvero un plauso, per aver trattato l’argomento, per la ricerca e la documentazione, senza le quali non si potrebbe parlare e raccontare dei carceri minorili e non solo.

 

Chiuso il libro ho abbassato per un attimo gli occhi e in un groviglio di pensieri contrastanti ho pensato alle briciole di buono che sono presenti nella storia, all’amore che ci salva, ancora una volta solo esso è in grado di far crollare le barriere, i pregiudizi ci squarcia l’anima e con la stessa facilità ce la ricuce, e che anche i carnefici hanno bisogno di angeli. Mi è tornata in mente una canzone: Angel degli Aerosmith.

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