Corrado Antani & Ettore Mascetti

INTERVISTA AI DUE AUTORI DI "LE EREDITÀ DEL MALE" E DI "QUELLA COSA PERICOLOSA CHIAMATA AMORE"
Edito da Golem Edizioni

A cura di Stella Conte



1. Ormai sappiamo tutti che siete amici dall’infanzia. Quello che voglio chiedervi oggi è: come avete fatto a mantenere così salda questa vostra amicizia per tutto questo tempo?
Corrado: Io credo che quando si è amici nell’infanzia, si crei una specie di filo rosso che ti lega per tutta la vita. Noi ci siamo persi di vista a lungo, fatto scuole diverse, frequentato compagnie e persone diverse, eppure ogni volta che ci trovavamo, magari a distanza di anni, era come se ci fossimo salutati cinque minuti prima.
L’amicizia ha un che di magico.
Ettore: Ognuno di noi ha fatto il suo percorso negli studi, nel lavoro e con la propria famiglia e per diversi periodi ci siamo persi, ma quando ci ritroviamo anche se sono passati mesi succede che ci parliamo come se ci fossimo visti il giorno prima. Sembra una banalità, lo affermano tutti, ma è veramente così. Penso sia una delle caratteristiche della vera amicizia.

2. Com’è nata l’idea di scrivere un romanzo insieme?
Corrado: Lui aveva una storia che gli ronzava in testa, io ho detto “proviamoci!”.
Ettore: L'idea di scrivere un libro è nata già dal 2014 in quanto io mi trovavo in un agriturismo in provincia di Ferrara e appeso al muro c’era un attrezzo agricolo. Il proprietario dell'agriturismo mi chiese se lo conoscessi, io pur appartenendo a una società contadina, non lo avevo mai visto. Mentre lui mi spiegava l’utilizzo, io già pensavo a una potenziale arma per un serial killer della campagna polesana. C'era la volontà di scrivere ma non avevamo una storia importante. Alla fine, a furia di cercarla, è la storia che ha trovato noi.

3. Chi è la mente dei due? E chi è il cuore?
Corrado: io sono più cerebrale, lui più passionale. Ma spesso ci invertiamo i ruoli. La nostra diversità è un grande valore aggiunto.
Ettore: Io sono quello impulsivo, sono quello del “tutto e subito”. Corrado è più razionale, dunque io ci metto il cuore. Corrado si prenderà ciò che avanza, dunque la mente.

4. Voi siete due autori noir. Avete mai pensato di scrivere altro?
Corrado: Penso di essere un autore molto eclettico. I miei primi esperimenti sono legati alla fantascienza, ma mi piacciono anche l’horror e il romanzo mainstream. Mi piace provare, sperimentare, mescolare. Finita la trilogia dei Misteri di Rovigo mi piacerebbe che scrivessimo insieme un romanzo con protagonisti alcuni bambini che indagano su un mistero avvenuto quando eravamo bambini noi.
Ettore: Sì, ci abbiamo pensato e prima o poi lo faremo, è una storia che è successa
durante la nostra adolescenza nel nostro paese d’origine.

5. Avete mai pensato di scrivere senza l’altro?
Corrado: In passato avevo scritto diversi spettacoli teatrali, poi quando sono arrivati i figli sono stato fermo per oltre un decennio, fino a quando, nel 2020, abbiamo dato vita a questo connubio. In questi tre anni ho scritto molti racconti da solo e ho collaborato anche con altri autori. Potrei sviluppare anche dei progetti più strutturati da solo, ma la verità è che mi diverto troppo a scrivere con lui.
Ettore: Sinceramente no perché il percorso che stiamo facendo lo assocerei al ciclismo dove ci si alterna tra chi tira e chi sta in scia per arrivare al traguardo. Mi trovo bene, ci confrontiamo su tutto e un punto d’incontro per migliorare lo troviamo sempre, anche se a volte si deve fare un passo indietro per poi farne tre avanti.

6. Colore preferito?
Corrado: Blu come il cielo.
Ettore: Verde Irlanda

7. Squadra del cuore?
Corrado: Inter
Ettore: Juventus, lui invece è una brutta persona.

8. Se il vostro libro fosse una canzone quale sarebbe?
Corrado: Essendo un libro molto ricco di storie e situazioni, una canzone sola non basterebbe. Gli album (si chiamano ancora così?) che mi hanno ispirato di più mentre scrivevo le mie parti sono stati Blue Train di John Coltrane e Killers degli Iron Maiden. Jazz e Rock spinto, rende bene l’idea. Se dovessi dire una canzone sola direi proprio Killers. Il suo ritmo incalzante l’ho utilizzato per gestire una lunga scena di suspense.
Ettore: Io rimango fedele al romanzo e ti dico la composizione di Antonio Vivaldi “L’estate”.

9. Avete mai pensato di smettere di scrivere?
Corrado: per noi è prima di tutto una passione. Abbiamo vite, lavori e famiglie molto impegnative. Potremmo smettere se diventasse un impegno talmente stressante da toglierci il piacere di farlo.
Ettore: Assolutamente no, finché ci divertiamo e siamo prolifici di storie, perché smettere di giocare?

10. Tre nomi di vostri colleghi che stimate particolarmente?
Corrado: Tre nomi sono pochi, riassumendo potrei dire Piergiorgio Pulixi, uno dei migliori scrittori italiani di noir. Abbiamo avuto il piacere di seguire alcuni suoi corsi di scrittura e di apprezzarne le infinite capacità tecniche. Aggiungo poi Francois Morlupi, un altro autore del nostro genere con una conoscenza tecnica smisurata e una grande capacità di creare personaggi indimenticabili. É un ragazzo sempre umile e disponibile, dote alquanto rara in questo mondo. Come terzo nome, vorrei citare un autore francese, Michel Bussi, i cui libri mi hanno veramente fatto venire
voglia di cimentarmi con il giallo.
Ettore: Ti nomino tre autori che non scrivono noir, perché da lettore mi permettono di staccare dal genere di scrittura e avere nuove idee soprattutto per creare nuovi personaggi.
Arto Paasilinna
Raymond Carver
Luisa Sepúlveda
Sono figli di culture che sono agli antipodi, ma grazie a questo, quanta ricchezza donano al lettore?

11. Tre nomi di autori emergenti che secondo voi, raggiungeranno il successo?
Corrado: il mio consueto problema è che di emergenti ne ho letti e conosciuti davvero pochi. Quindi facendo tre nomi farò un torto colossale ad almeno altrettanti autori bravissimi. Però senza incertezze, parlando di quelli che conosco meglio, dico Claudia Proietti, Letizia Sebastiani e Stefano Cirri. Con la prima ho avuto il piacere di collaborare al suo progetto e posso dirvi che è di un livello spaziale. Letizia l’ho letta e conosco il suo valore, deve solo trovare il modo di incanalare il suo talento narrativo nella giusta direzione. Stefano ha invece trovato una sua voce narrativa e una cifra stilistica originale, da renderlo conoscibile. Cosa alquanto rara per un emergente. Ci sono poi diversi altri autori che sto tenendo d’occhio ma non voglio fare nomi.
Ettore: Non ho molto tempo per seguirli, ma ci sono molte pepite nascoste che le CE non raccolgono.

12. Quanto è importante la musica per Corrado Antani e per Ettore Mascetti?
Corrado: Per me è fondamentale. Adoro scrivere con il sottofondo musicale, ma è presente in tanti momenti della mia giornata. A volte mi piacerebbe addirittura estrarre delle storie dalle melodie che ascolto.
Ettore: La musica è fondamentale, poi generi e volume lo decide lo stato d’animo in cui mi trovo.

13. Genere musicale preferito?
Corrado: Io sono molto Hard Rock. Sono cresciuto ascoltando Deep Purple, Led Zeppelin, Iron Maiden, Foo Fighters, Guns and Roses e molti altri.
Ettore: Musica latino americana e Reggae.

14. Avete delle abitudini particolari durante la scrittura?
Corrado: scrivo in cucina quando tutti i miei familiari sono a letto. Chiudo la porta, metto la musica di cui parlavamo prima e mi immergo nel mio mondo. Spesso ci sono i miei gatti accovacciati sul tavolo mentre scrivo. Una cosa particolare è la seguente: se ho dei dubbi su alcune scene non faccio niente. Ci dormo sopra, lascio decantare la cosa, e, quando mi alzo la mattina dopo, di solito trovo la soluzione migliore in un cassetto mentale, come se il mio cervello avesse continuato a lavorarci sopra.
Ettore: Bella domanda, comunque sì. Premetto che non sono pazzo. Scrivo in cucina, seduto dal lato opposto di dove siedo di solito per pranzare e con le spalle al muro. Non voglio nessuno dietro di me. Attorno al pc devo sempre avere
da bere e mangiare perché non voglio alzarmi. Ascolto latin-jazz e Bossanova.

15.Abbiamo quasi finito. Ultima domanda. Avete voglia di dirmi il titolo di una canzone che vi viene in mente dopo questa intervista? E perché?
Corrado: Il primo verso che mi è venuto in mente è di Battisti: “Come può uno scoglio, arginare il mare, senza andare a fondo”. Credo perché quello scoglio rappresenta un po’ il mio essere scrittore. Cercare di restare a galla nonostante tutte le difficoltà e provare ad arginare il mare che mi scorre dentro.
Ettore: “Un tempo piccolo” di Franco Califano. Scelgo questa canzone perché è un inno alla libertà. Si decidono i tempi e i modi di fare ciò che si vuole anche le più piccole cose della quotidianità. Penso che Califano con questa canzone abbia rappresentato molto la sua essenza di uomo libero dai paletti della nostra società.