INTERVISTA
A CURA DI ELEONORA CASTELLANI
Ciao Tiziana, prima di tutto è un piacere averti nel nostro blog. Poi volevo farti i miei personali complimenti per il tuo libro, di cui parleremo tra un po’, se sei d’accordo iniziamo con la prima domanda:
1. Chi è Tiziana Leone? Parlaci un po’ di te.
Ciao a tutti e grazie per lo spazio che mi dedicate e che avete dedicato al mio romanzo. Sono nata e cresciuta in Sicilia ma per amore mi sono trasferita in Calabria dove vivo con la mia famiglia. Sono un’insegnate della secondaria di secondo grado e, a dispetto della mia passione per la scrittura, insegno matematica. E, in realtà, un po’ del mio lato logico matematico traspare anche nel mio romanzo.
2. Da quanto tempo scrivi? Cosa riesce a darti la scrittura e quanto tempo dedichi a essa?
Ho iniziato a scrivere durante gli anni di università. La scrittura è stata per me una vera e propria cura antidepressiva, è stata la mia ancora di salvezza per tirarmi fuori da un periodo buio della mia giovinezza. Ho iniziato così, come terapia. Mi dedicavo alla scrittura quando ne sentivo il bisogno e all’inizio non pensavo di arrivare davvero a pubblicare. Poi la scrittura è diventata una compagna di viaggio dalla quale non sono mai riuscita a staccarmi, nonostante i lunghi periodi in cui, per impegni familiari e lavorativi, non ho potuto scrivere. E c’è stato davvero un momento in cui ho pensato e temuto di dover rinunciare al sogno di portare a termine la storia che volevo raccontare. Poi, grazie alla mia caparbietà e al suggerimento di mio marito che mi ha fatto scoprire Drive, ho iniziato a scrivere al cellulare e da allora posso dire di essere riuscita a scrivere in ogni minuto libero, anche mentre facevo altro in casa.
3. Il tuo genere di scrittura spazia tra il giallo e il thriller, ne leggi molti? Chi è il tuo autore preferito?
Leggo quasi esclusivamente gialli, thriller e noir. All’inizio preferivo gli autori stranieri, poi, col tempo, ho iniziato a conoscere e apprezzare molti autori italiani. Diciamo che non ho un autore preferito in assoluto. Posso dirti che il mio primo grande amore nonché grande maestro è stato Michael Connelly. Per quanto riguarda gli italiani, ce ne sono tanti, molti dei quali cari amici. Non ne cito qualcuno in particolare perché non voglio scontentare nessuno, li apprezzo tutti ognuno per qualche caratteristica peculiare.
4. Quando scrivi la parola “fine”, a chi affidi le prime impressioni? C’è l’opinione di qualcuno di cui non faresti mai a meno?
Il mio primo lettore, per molti anni, è stato mio marito. Lui ha vissuto con me l’intero viaggio e ha letto per primo il manoscritto. L’opinione di cui non farei mai a meno, inoltre, è quella di alcune care amiche, una lettrice appassionata che mi ha seguito fin dalle prime fasi di scrittura e un’altra, giovane scrittrice, con cui ho spesso modo di confrontarmi sui dettagli anche più tecnici. E poi, una volta sperimentato il lavoro al fianco di un editor preparato, non potrei più rinunciare a lavorare con il mio specialissimo editor, Stefano Mancini.
5. Chi è il tuo primo sostenitore?
Ne ho più di uno. I miei primi sostenitori sono mio marito e le mie bambine, che sono ancora piccole per cui non l’hanno ancora letto, ma sono orgogliose e felici della loro mamma “scrittrice”. E poi un paio di amiche che hanno sempre fatto il tifo per me.
6. Parliamo del tuo libro. “Gioco Mortale” ha ricevuto una Menzione speciale Pinketts per miglior esordio al concorso Garfagnana in giallo 2022. Te lo aspettavi? Quanto ti ha reso felice questo riconoscimento?
La menzione speciale Pinketts come miglior esordio al Garfagnana in giallo è stata una grandissima sorpresa. Avevo provato, senza riuscirci, ad organizzare il viaggio per essere presente alla premiazione e nel momento in cui hanno nominato il mio romanzo per la Menzione speciale ero in contatto via chat con due autori e cari amici presenti alla manifestazione, François Morlupi e Fulvio Rombo (entrambi vincitori nella sezione Giuria e Giallo classico) che mi hanno dato la notizia in diretta. Devo confessare che non mi aspettavo di ricevere questo importante riconoscimento e, dopo l’incredulità iniziale, ammetto di essermi emozionata tanto. E dire che quando ho iniziato mai avrei immaginato di arrivare a questo punto.
7. Gioco mortale è un romanzo pieno di dettagli, ricco di personaggi e non solo, quanta ricerca e quanto studio c’è stato dietro?
Tanto studio, tanta ricerca. Quello che c’è su carta è solo la punta dell’iceberg. Ho fatto ricerche praticamente su tutto, a partire dalla città, ovviamente, il sistema giudiziario americano, molto diverso dal nostro, passando per la balistica e tutto ciò che ruota intorno ai dettagli medici e tecnici di un’indagine di polizia. E oltre alle ricerche serie ci sono state quelle strambe, come per esempio sono andata a fare ricerche sul funzionamento della macchinetta del caffè americano, perché in un distretto di polizia newyorkese è improbabile trovare una moka, no? Sono arrivata anche a fare delle “simulazioni” degli scontri fisici, in cui la mia vittima sacrificale era mio marito, che ha avuto una pazienza infinta, davvero!
8. Purtroppo non possiamo fare spoiler altrimenti toglieremmo il gusto ai lettori, che invece meritano di godere di tutte le sfumature e dei retroscena, ma ti chiedo quale dei personaggi femminili, se ce ne è uno, somiglia un po’ alla sua creatrice?
C’è un po’ di me in due personaggi, i più importanti. Uno di questi è ovviamente Ray. Anche se all’inizio lui doveva essere l’opposto di me, a partire dal fatto che era un uomo. Col tempo lui è maturato, sono maturata anche io, come scrittrice, e lui è cresciuto, è cambiato e per certi aspetti è diventato più simile a me. O forse sono io che sono diventata simile a lui? Chissà! Un altro personaggio in cui mi rispecchio molto e che ha delle caratteristiche mie è un personaggio femminile che entra in punta di piedi ma che sarà fondamentale per l’evoluzione di Ray e per la storia.
9. Perché hai scelto New York per dare vita a questa storia?
Come già accennato, ho iniziato a scrivere come via di fuga dalla mia realtà per cui la mia idea era quella di creare un mondo che non avesse il minimo contatto con il mio, che nulla potesse essere riconducibile a me e alle persone che mi circondavano. E allora cosa c’è di meglio di andare dall’altro lato del mondo e scegliere un personaggio maschile? La scelta della città in cui ambientare la storia è caduta su New York per via del mio amore spropositato e atavico per questa metropoli, nonostante io non ci sia mai stata.
10. Parliamo ora di novità, cosa bolle in pentola? Stai lavorando a una nuova storia? Cosa dobbiamo aspettarci in un prossimo futuro?
Dopo una recente pausa in cui mi sono dedicata alla stesura di un racconto che a breve sarà pubblicato su un’antologia edita dalla Golem Edizioni (sempre con lo stesso protagonista del mio romanzo, per la gioia di chi si è affezionato a lui), sto lavorando alla seconda avventura di Ray. E dopo aver passato tanto tempo tra scrittura, interruzioni varie, riletture e riscritture del primo romanzo, ricominciare da zero, dal foglio bianco, fa paura. Non vorrei fare gli errori che ho commesso nel primo, anche perché adesso sono più consapevole di molti aspetti tecnici della scrittura. Dallo studio e dall’editing ho imparato tante cose di cui all’inizio non ero a conoscenza. E per questo nuovo romanzo sto progettando per bene l’intera storia, costruendo scalette sempre più dettagliate, un metodo che mi ha aiutato molto nelle fasi finali di scrittura di Gioco mortale. E poi c’è sempre la ricerca, i dettagli da studiare. Devo dire che è dura, ma allo stesso tempo è fantastico. Ed è vitale, per me.
11. Molti autori hanno una metodica personale per scrivere e concentrarsi, anche tu hai esigenze particolari? Non inizi mai a scrivere senza…?
Sarebbe bello avere uno spazio mio in cui chiudermi e trovare l’ispirazione. Ma la realtà è ben di versa. Ho sempre dovuto adattarmi per non essere costretta ad abbandonare la mia passione. Mi sono adattata a scrivere su un PC che non era mio e che non aveva le mie impostazioni preferite, mi sono adattata a scrivere al cellulare, con una mano sola, spesso in piedi o mentre camminavo per casa tra una cosa da sistemare e una da prendere. Mi sono adattata a scrivere con la TV in sottofondo. Devo dire che se le parole fluiscono libere potrei anche a scrivere in qualunque condizione, ma questo succede raramente e allora ho bisogno di silenzio e tranquillità.
12. Tu sai che il nostro blog nasce dal desiderio di unire in qualche modo musica e scrittura, quanto è importante per te la musica? Scrivi con la tua Playlist di sottofondo o preferisci il silenzio?
La musica è sempre stata molto importante per me, compagna di viaggio già dai tempi dell’università. Mi ha sempre ispirato ma non mi ha mai aiutata a creare quell’oasi di pace in cui immergermi per scrivere. Ho bisogno di silenzio per scrivere, niente musica perché mi lascio distrarre facilmente seguendo il testo delle canzoni. E mi distraggo anche ascoltando solo musica. Meglio i rumori della natura. Ho provato ad ascoltare il rumore della pioggia per isolarmi da quelli casalinghi e devo dire che un po’ ha funzionato, fermo restando che il silenzio della sera, quando tutti dormono e la TV è spenta è il massimo per me.
13. Quale genere ascolti o comunque preferisci tra gli altri?
Il rock è la musica che amo più in assoluto. Oltre ai Queen, che sono il mio gruppo preferito da più di trent’anni, di solito vado a periodi nei quali mi fisso con una o più canzoni che ascolto praticamente in loop. Questo è il periodo di “Love Runs Out” degli OneRepublic e “Rolling in the deep” di Adele. In ogni caso preferisco la musica straniera perché mi faccio trasportare dal ritmo più che dal significato del testo.
14.Siamo arrivate alla conclusione di questa bella chiacchierata, e restando in tema musicale ti pongo la domanda di rito: se dovessi dare il titolo di una canzone a questa intervista quale sarebbe?
Considerando che quando ho iniziato a scrivere non avrei mai immaginato di arrivare a questo punto cioè pubblicare, ricevere una menzione come miglior esordio, essere letta da tanti amici e da tanti sconosciuti, fare dirette, presentazioni e interviste, direi che la canzone più azzeccata potrebbe essere “ The Miracle ” dei Queen, perché, per me, tutto questo è davvero un miracolo. Un sogno che si è realizzato.
The Miracle
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