Junk
- Carne salata -

Luca D'Onofrio

EDITO DA PAV EDIZIONI Collana Noir
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RECENSIONE A CURA DI ELEONORA CASTELLANI

Junk carne salata, di Luca D’Onofrio è uno di quei testi di cui parlare tanto.
Tante infatti sono le cose che ho da dire, non tutte prettamente positive, e di questo spero mi perdoni l’autore. Come sempre non userò la mia recensione per spoilerare il contenuto del libro, scoprirlo, come spesso scrivo è compito del lettore.
Questo di Luca D’Onofrio è un Noir romantico, non fraintendetemi, non è un romance ma l’autore è stato bravo a intrecciare la parte torbida della storia a quella romantica, ma non solo. Nel testo la fanno da padrone tematiche
importanti come appunto, l’amore, l’amicizia, la solidarietà,  la poca tolleranza di genere che insieme provano a combattere i loro opposti, razzismo, malavita, corruzione. Ciò che mi ha colpito da subito è stato il titolo, ho cercato di immaginare cosa volesse significare, ma l’autore me lo ha fatto scoprire soltanto alla fine facendomi attraversare diciannove capitoli di storia a ognuno dei quali ha dato un titolo chiaro e descrittivo che ho apprezzato molto.
Interessante e astuta è stata la scelta di creare personaggi molto diversi tra loro, dalle vite e comportamenti spesso agli antipodi ma che si ritrovano alla fine a essere legati l’uno all’altro in una fitta e ingarbugliata trama. Chi è Junk?
Un uomo, o ciò che resta di esso, non vive più la sua vita da una fatidica notte di trent’anni prima, perché?

“Così mi incamminai senza meta, solo un movimento meccanico del mio corpo fino a raggiungere per sempre il mio personale inferno…”

Cosa lo tiene in vita? Rassegnazione? La ricerca di giustizia o la sete di vendetta?
Forse tutto questo messo insieme, o forse semplicemente la punizione che infligge a sé stesso per “non aver fatto abbastanza”.

“Sì…sono morto, ma non una volta, tu mi hai ucciso all’infinito per trent’anni!...”

Devo riconoscere all’autore anche il clamoroso colpo di scena dell’ultimo capitolo, difficilmente avrei pensato a una conclusione così eclatante.
Come dicevo in apertura però queste pagine hanno anche delle note negative, che purtroppo stonano e a mio avviso mortificano l’intero testo.
Parliamo di editing e correzione. Ho trovato il tutto un po' sommario. Sono incappata in troppi errori grammaticali, troppi refusi e tempi verbali sbagliati. Inoltre ho trovato un eccesso di infodump, ed è un vero peccato, perché credo che un lavoro più accurato avrebbe reso questa storia una piccola perla.
Consiglio la lettura di questo libro? Certo che sì, per due principali motivi, il primo è perché credo che un autore emergente abbia bisogno del confronto con i suoi lettori per crescere, per migliorarsi e per fortificare il proprio stile. Il secondo motivo forse è più banale, ma solo leggendo Junk Carne salata potrete confermare o smentire le mie osservazioni.

Ho chiuso il libro, e ho cercato nella mia play list e ascoltato BED OF ROSES di Bon Jovi.