RECENSIONE A CURA DI ELEONORA CASTELLANI
Recensire questo romanzo non è un’impresa facile. Vincitore di uno dei più importanti premi nazionali era nella mia lista da diverso tempo. Frasi lusinghiere lo precedono e non lasciano spazio a dubbi, al contrario alimentano la curiosità di un potenziale lettore: “disastri familiari in commedia”, “la lettura di questo romanzo è una festa”, “la comicità è una precisa scelta letteraria”. Il racconto ironico e dissacrante della propria vita e di quella della sua famiglia. Un padre dai modi bruschi che innalza muri, muri reali che sezionano ogni stanza di casa, una madre ipocondriaca legata, seppur colta e insegnante elementare, a tradizioni e credenze vecchie e chiusa in una mentalità di donna senza spina dorsale o quasi, ma che invade e ingombra la vita della figlia. Un fratello il “genio” di casa, il cocco di mamma direi, perfettino e impegnato in politica. E poi c’è lei, la voce narrante, la protagonista, chiamata Verika dalla madre, e Oca dal padre. Un romanzo che non mi ha convinto, mi sono posta diverse domande per capire cosa non rende ai miei occhi convincente questo libro.
È scritto male? Assolutamente no, Veronica Raimo ha una scrittura diretta, chiara corretta, scorrevole, eppure la trovo poco empatica.
È davvero ironico e dissacrante? Si c’è della sana ironia, c’è la volontà di raccontare e di sdrammatizzare la propria vita, ma tra le righe mi è sembrato di ritrovare anche tanta melanconia.
Soddisfa le aspettative? No, ecco cosa non lo rende convincente ai miei occhi, su di esso grava il peso di aspettative troppo grandi.
C’è un passaggio nelle ultime battute del libro dove la scrittura di Veronica viene definita da un suo collega “algida”, e lei sembra esserne accondiscendente, forse è questo che non mi ha fatto amare abbastanza il testo e che temo resterà per poco nella mia mente, l’ho trovato freddo, non ho trovato il desiderio di coinvolgere il lettore, quanto più la semplice necessità di raccontare se stessa.
Ho terminato la lettura da qualche giorno, ho lasciato decantare nella speranza di ricredermi in qualche modo, non è accaduto, e la canzone a cui mi fa pensare questo romanzo è una di quelle canzoni ironiche, divertenti, una di quelle “canzonette” che sanno raccontare Niente di vero, o semplicemente quanto di più vero ci sia. La terra dei cachi di Elio e le storie tese.
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