Massimiliano Giri

INTERVISTA ALL’AUTORE MASSIMILIANO GIRI


A cura di Letizia Sebastiani


1. Buonasera Massimiliano, intanto grazie per il tempo che ci stai dedicando. Vorrei rompere il ghiaccio con una domanda che mi frulla in testa da un po': quante macchine da scrivere hai? Una collezione di tutto rispetto che ammiro e invidio. É una passione che va di pari passo con il tuo mestiere o le avresti amate anche se avessi fatto l'idraulico? Ciao, Letizia, grazie per questa intervista e un saluto a tutti i lettori di Note di carta. Tornando alla tua domanda: al momento la mia è una piccola ma selezionatissima collezione, che conta circa dieci macchine da scrivere, che vanno dagli anni ’20 agli anni ’70. La mia passione per le macchine da scrivere è recente, ed è cominciata il giorno del mio quarantesimo compleanno, quando la mia ragazza e un gruppo di amici scrittori mi hanno organizzato una festa a sorpresa e regalato una Olivetti Studio 45. Da quel giorno sono rimasto folgorato dalla bellezza di questi oggetti, specie di quelli dei primi del novecento.

2. Quando hai capito che avresti fatto lo scrittore? C'è un episodio particolare o è stata una presa di coscienza graduale? In realtà oggi non mi sento uno scrittore, dato che non è più la mia attività principale, anzi, al momento io e la scrittura ci siamo presi una pausa. Certo, quando scrivevo c’è stato un momento in cui ho capito che la mia scrittura aveva raggiunto un grado qualitativo e di maturità tale, che avrei potuto tentare di fare un passo importante. Questa “presa di coscienza” l’ho raggiunta gradualmente, con l’esperienza e il confronto continuo con editor, lettori e nelle arene di certi concorsi letterari.

3. Che tipo di storie preferisci scrivere? Sebbene venga etichettato come “giallista” a causa della mia affermazione al premio Tedeschi, io non sono specializzato in un genere specifico. Ho vinto premi Mondadori anche per racconti di fantascienza e spy story, ma ho scritto anche racconti drammatici, horror e thriller. Le storie che preferisco raccontare sono quelle con trame complesse, ricche di colpi di scena e d’azione. Il thriller è forse il genere che più si avvicina alla mia naturale inclinazione.

4. La tua produzione è davvero massiccia, sembri non fermarti mai. La domanda successiva a questo punto è d'obbligo: stai lavorando a qualcosa di nuovo? Ho avuto anni molto produttivi dal 2012 al 2018, poi ho rallentato, forse saturo di storie, forse un po’ annoiato. Al momento non scrivo e preferisco dedicarmi agli altri. Ho scoperto, infatti, che far crescere autori di talento è una delle cose che mi dà più soddisfazione. Il mio obiettivo è quello di portare un mio “allievo” a fare il passo importante, come sono riuscito a fare io nel 2020 con il Tedeschi.

5. Invece che generi preferisci leggere? É vero che di solito scriviamo ciò che ci piace leggere? Amo scrivere thriller, ma non amo leggerli, a parte rare eccezioni, perché il genere ormai è saturo di idee ripetitive e di cliché che hanno un po’ stancato, vedi l’utilizzo del solito “Serial killer” che evito come la morte. Da lettore adoro la fantascienza, il weird, ma leggo di tutto, anche saggi di astrofisica, nonostante non ci capisca niente.

6. Parlaci dell'Accademia della Luna. Perché nasce e cosa vuole offrire ai giovani aspiranti scrittori? Accademia della Luna nasce per offrire a tutti, e a prezzi contenuti, le basi della scrittura professionale. Il corso è pensato per tutte quelle persone che vorrebbero approfondire l’argomento, ma che non hanno tempo di seguire le lezioni in aula. Il corso, infatti, essendo video registrato, offre agli studenti la facoltà di seguire le lezioni quando possono, senza limiti di tempo. Inoltre gli allievi possono sempre confrontarsi con me in caso di dubbi o domande. Dal progetto iniziale, inoltre, è accaduto qualcosa di inaspettato e sorprendente: molti dei miei allievi più promettenti si sono affidati a me anche dopo il corso, e io li sto seguendo in veste di coach, per cercare di portarli al massimo livello possibile. Al momento, per esempio, sto seguendo un autore molto promettente che parteciperà al Gran Giallo città di Cattolica, uno dei concorsi più importanti per farsi conoscere nell’ambiente che conta. Approfitto di questa domanda per lasciare il link alla pagina dell’accademia, magari interessa a qualche lettore di Note di carta: www.accademiadellaluna.it 

7. Hai vinto un sacco di premi prestigiosi, cosa ne pensi dei concorsi letterari? Come possiamo, noi inesperti, distinguere un buon concorso da uno che è meglio evitare? Nella mia formazione i concorsi letterari sono stati cruciali, perché grazie ai concorsi ho imparato a stimare la mia crescita artistica e, soprattutto, a capire cosa vuole una giuria. Naturalmente i concorsi letterari vanno scelti con cura, perché non tutti possono fare crescere o aprire delle porte. A volte vedo bandi di concorsi con nomi altisonanti tipo: “Concorso letterario Internazionale Industria e Artigianato”, ma non basta scrivere “Internazionale” o aggiungere il nome di uno scrittore famoso, per rendere un concorso prestigioso o davvero utile. Io, per scegliere un concorso, mi sono sempre basato sulla possibilità reale di venire pubblicato da case editrici di un certo livello. Per esempio, tutti i concorsi organizzati da Mondadori come il Tedeschi, Il Premio Urania, Il Premio Altieri, il Premio Di Marino etc. sono perfetti per mettersi in luce e per venire pubblicati in tempi ragionevoli in caso di vittoria. Ovviamente non ci sono solo i concorsi Mondadori, c’è anche il torneo “Io Scrittore” del gruppo Mauri Spagnol, il Premio Calvino o il più recente “Giallo e Nero di Puglia” che offre al vincitore una pubblicazione con Giunti.  

8. Se dovessi pensare a una colonna sonora per il tuo romanzo “il senso delle parole rotte”, quale sarebbe? Quel romanzo, per ambientazioni, rievoca la mia gioventù. Io sono molto legato a Rimini, soprattutto per quella che è stata la vita notturna e il divertimento. In particolare, tutto il romanzo lo legherei indissolubilmente alla musica che ascoltavo nel ’98 al Velvet, un rock club famoso in tutta Italia, che purtroppo ha chiuso i battenti qualche anno fa.  

9. Suoni qualche strumento? Ho cantato per molti anni in una rock band, ma anche come solista. Ho composto anche diversi brani elettronici, da ragazzo, ma ora la passione per la composizione e il canto si è esaurita.

10. Il tuo rituale di scrittura prevede un sottofondo musicale o preferisci un luogo silenzioso e tranquillo? La musica accompagna costantemente la mia vita. Anche la scrittura è accompagnata sempre da una colonna sonora, ma solo in fase di stesura. Durante la realizzazione di sinossi, trama, intreccio e revisione preferisco chiudermi in un silenzio monastico.

11. Ti piacerebbe scrivere un romanzo a quattro mani? Se sì, con chi? Mi è stato proposto, in passato, ma ho sempre rifiutato, perché non sono bravo a lavorare in team, specie se si tratta di produzioni artistiche. Per quanto riguarda la scrittura sono un lupo solitario.

12. Sei anche editor, qual è l'errore più comune in cui ti imbatti leggendo i lavori degli emergenti? Ci sono diversi errori comuni e ricorrenti. Il principale e più grave è quello di non riuscire a dare tridimensionalità ai personaggi, questo perché l’autore non approfondisce la psicologia, non scrive dialoghi riconoscibili e non accenna a un minimo di descrizioni fisiche. Ne risulta una lettura asettica, dove i personaggi sono solo nomi che galleggiano nelle pagine senza il minimo spessore, senza riuscire a fare breccia nel cuore del lettore.

13. C'è un tuo racconto che vedresti bene trasformato in un video musicale? E con quale canzone? “I polmoni del nuovo mondo”, racconto con il quale ho vinto il premio Urania Short 2018, potrebbe essere adatto a un video musicale, e potrebbe essere accompagnato da “Darkest dreaming” di David Sylvian.

14. Ultima domanda di rito che facciamo a tutti gli autori: Che canzone ti viene in mente se ripensi a questa intervista? “Where the streets have no name” degli U2.


“Where the streets have no name” - U2

https://youtu.be/GzZWSrr5wFI