Lorena Liberti 

INTERVISTA A CURA DI ELEONORA CASTELLANI


1. Ospite del nostro blog l’autrice Lorena Liberti. Autrice ma non solo, parlaci di te racconta ai nostri lettori chi sei e cosa fai.

1. Ciao a tutti e grazie dell’invito. Be’, sono innanzitutto una mamma, abito in un piccolo paese del casertano e fino a un paio di anni fa lavoravo come farmacista. Poi ho deciso di cambiare vita e mettere al primo posto le passioni, quelle ci rendono davvero soddisfatti e completi: mi sono sempre sentita a casa tra le mura scolastiche perciò ho appeso il camice al chiodo e ho deciso di tornare a scuola, stavolta dall’altra parte della cattedra però; e poi ho ripreso a scrivere, cosa che avevo accantonato per un po’, complice il Covid che mi ha concesso moooolto tempo libero. Così ho iniziato la stesura del mio primo romanzo e ho pubblicato tre racconti brevi in antologia; ho anche preso una certificazione come correttore di bozze perché mi è sempre piaciuto il lavoro di taglia/cuci.  

2. Cosa rappresenta la scrittura per te?

Scrivere è sempre stato un rifugio, al pari della lettura (amo molto leggere, è l’unica cosa a cui non ho mai rinunciato nemmeno nei periodi più intensi). Continuo a tenere un diario dove appunto le cose belle e brutte che accadono, come quand’ero ragazzina. Certo, scrivere è molto più impegnativo che leggere, ma per me è una necessità; attraverso le parole scarico la mente, sarà che sono un tipo che rimugina molto sulla vita e quindi scrivere mi aiuta a metabolizzare, liberarmi, esternare.


3. Kintsugi - preziosi frammenti è il tuo romanzo di esordio, è stato impegnativo scriverlo?

Direi sì e no: sì, perché non mi ero mai cimentata nella stesura di un romanzo; infatti ho comprato manuali di scrittura creativa, seguito webinar, scritto e cancellato milioni di volte, letto e ricorretto altrettanti milioni di volte. No, perché al di là dell’aspetto tecnico la scrittura l’ho sempre praticata, scrivere mi viene naturale come parlare e inoltre la storia l’avevo tutta stampata in testa, avvertivo proprio il bisogno di trasferirla su carta. Mi è venuto naturale.


4. Quanto c’è di te in Laura, la protagonista della storia?

4. Penso che quando si delinea un personaggio c’è sempre qualcosa di noi, magari non in modo diretto ma di certo tendiamo a rappresentare nei personaggi degli aspetti che ci sono molto vicini o con cui abbiamo avuto a che fare, nel bene o nel male. Laura condivide con me un episodio molto triste della mia vita, che ho faticato e fatico tutt’ora a gestire; però attraverso lei sono riuscita a esternarlo, cosa che mi ha fatto enormemente bene. Lei è stata più sfortunata di me però: l’ho caricata di una serie di episodi che l’hanno portata quasi all’autodistruzione. Volevo dare voce a coloro che sono arrivati sull’orlo del burrone, volevo rappresentare la cruda realtà, non inventare un mondo roseo.


5. In modo delicato, e direi naturale, affronti tematiche sempre più frequenti, per esempio l’uso di psicofarmaci, indubbiamente necessari, ma che spesso si trasformano in un rifugio. Per la tua protagonista sono stati più una necessità assoluta o con il tempo sono diventati un rifugio dal quale non voler uscire?

5. Be’, a Laura è successo ciò che accade la maggior parte delle volte: qualcosa ci travolge, le nostre fragilità prendono il sopravvento e si ricorre alla medicina, agli psicofarmaci, nel giusto tentativo di cercare aiuto, di attutire il colpo, superarlo. Poi però si finisce nell’assuefazione, nella paura di non essere capaci di tornare camminare sulle proprie gambe, nel rifiuto di affrontare un cambiamento, e allora tornare indietro diventa sempre più difficile. Si comincia a pensare di non farcela, di aver perso tutto… insomma, quando si entra in certi vortici non è facile uscirne. Ci vuole una buona dose di forza di carattere secondo me, e quest’ultima è un aspetto della personalità, non tutti la esprimono allo stesso modo.


6. Quale messaggio vorresti che le tue parole trasmettessero?

6. Il messaggio principale di Kintsugi è “resilienza”. Purtroppo non è sempre vero che siamo artefici di noi stessi; il destino esiste, il caso pure, la sfortuna anche e così la fortuna. Possiamo solo cercare di vivere al meglio, plasmare ciò che la vita ci dà, accettare ciò che ci toglie… Solo così riusciremo a superare i brutti momenti altrimenti ne saremmo soffocati.


7. Il tuo romanzo si è aggiudicato un premio importante, ti va parlarci di quale premio si tratta? Te lo saresti aspettato?

7. Si tratta del premio letterario indetto dalla casa editrice Laura Capone, patrocinato dal Ministero della Cultura. Assolutamente non pensavo che l’avrei vinto. È stata un’enorme sorpresa resa ancora più mozzafiato dalla location: la cerimonia di premiazione si è tenuta al Campidoglio, a Roma. Chi pensava che ci avrei mai messo piede!


8. Tu sei anche un’attenta e scrupolosa Cdb, è più difficile correggere gli altri o se stessi? Per il tuo romanzo ti sei affidata ad altri o hai messo tutto nelle tue mani?

8. È più difficile correggere se stessi. Il motivo è semplice: quando si scrive un romanzo si finisce per impararlo a memoria e gli errori spariscono come per magia dalla vista. È stato un incubo correggere il mio libro. Infatti mi sono affidata anche ad altri, sì, una scelta che rifarei altre mille volte. È proprio indispensabile. E comunque, al di là della correzione, è importante lo scambio di idee con qualcuno che ti faccia da lettore; magari io ho un passaggio in testa che per me è chiaro, non è detto però che sia chiaro anche per chi legge.  


9. Qual è stata la parte più difficile secondo te, la stesura, l’editing, la promozione o…?

9. Indubbiamente la promozione. Ci vuole conoscenza di social, marketing… tutta roba che non è alla mia portata, e poi lo sappiamo tutti quanto sia difficile per noi emergenti il mondo della promozione. È così difficile che spesso ci si avvilisce.  


10. Stai lavorando ad altro? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

10. Ho delle idee sì, è il tempo che manca. Sono due i romanzi che ho in mente, uno sarà un romanzo storico, il che richiede un’imponente ricerca di fonti e studio. Ho già recuperato molto materiale, devo solo trovare il modo d’investire bene il tempo per ritagliarmi uno spazio costante di scrittura. Non è semplice però.


11. Bene, l’intervista è giunta alla fine, e tu sai che il nostro blog abbina musica e canzoni alla scrittura, perciò a te la nostra domanda di rito: Se dovessi dare il titolo di una canzone a questa intervista, quale sarebbe?

11. In questo momento mi viene. In mente una canzone che sa di poesia ed è : “La cosa più bella del mondo” di Simone Cristicchi.


Ciao Lorena, grazie davvero di essere stata nostra ospite.

Grazie a voi.

https://youtu.be/6azlyKqQCJQ?si=toTQCYwY2EImM1Cq

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